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Definizioni
L’epilessia è definita come una patologia dell’encefalo caratterizzata dalla predisposizione a generare crisi epilettiche.
Con il termine “crisi convulsive” si intende qualsiasi evento transitorio, improvviso e di breve durata. Con il termine “crisi epilettica” invece ci si riferisce alla manifestazione di una eccessiva, sincrona e autolimitante attività epilettica dei neuroni dell’encefalo. Tali manifestazioni sono segni clinici transitori caratterizzati da convulsioni o da attività motorie focali e da segni autonomici o comportamentali.
Le crisi epilettiche sono episodiche e brevi, nella maggior parte dei casi di durata inferiore ai 2-3 minuti. Se il fenomeno rimane circoscritto ad un area corticale limitata, si evidenzierà una crisi cosiddetta “focale“, caratterizzata per esempio dal movimento involontario di un numero limitato di muscoli; la crisi definita invece “generalizzata” è caratterizzata dal coinvolgimento simultaneo dei due emisferi cerebrali, con conseguente attività muscolare involontaria generalizzata e spesso perdita di coscienza. Tale manifestazione è probabilmente la più frequente (o la più evidente) nei nostri animali.
Cause di epilessia
Le cause sono indubbiamente numerose e richiedono spesso una stretta collaborazione tra Neurologia e Medicina interna.
Dal punto di vista eziologico l’epilessia viene classificata in:
- Epilessia idiopatica
- E’ la forma di epilessia più frequente nei cani giovani. Alcune razze in particolare sono predisposte a questa forma come ad esempio il Pastore Australiano, il Border Collie, il Lagotto Romagnolo, il Labrador e il Golder Retriever.
I cani con epilessia idiopatica tipicamente manifestano il primo episodio epilettico tra i 6 mesi e i 6 anni d’età e hanno un esame neurologico normale nel periodo interictale (tra una crisi e l’altra).
- Epilessia strutturale
- E’ caratterizzata da crisi epilettiche provocate da una patologia intracranica/cerebrale che viene confermata durante l’iter diagnostico. Le malattie più frequenti come causa di epilessia strutturale sono le anomalie congenite, i tumori cerebrali e le malattie infiammatorie del sistema nervoso centrale (meningiti, meningoencefaliti).
Iter diagnostico
Ogni paziente che manifesti crisi epilettiche deve essere sottoposto ad un iter diagnostico che prevede l’esecuzione di esami del sangue completi, esame delle urine, test di funzionalità del fegato e risonanza magnetica dell’encefalo associata a esame del liquido cefalorachidiano.
Gli esami del sangue e delle urine permettono di escludere che gli episodi convulsivi non siano causati da una patologia metabolica sottostante. In quel caso infatti si parla di crisi reattive e non di epilessia. Alcuni esempi di situazioni patologiche che possono scatenare crisi convulsive reattive sono gli stati ipoglicemici, le intossicazioni, le disfunzioni epatiche e alterazioni elettrolitiche o pressorie.
La risonanza magnetica dell’encefalo e l’esame del liquido cefalorachidiano permettono di studiare le cause di epilessia strutturale.
La diagnosi di epilessia idiopatica è quindi una diagnosi per esclusione, cioè si può emetterne il sospetto dopo aver escluso le altre cause di crisi convulsive.
Trattamento
Va da se che il trattamento dipenda in parte dalla causa sottostante, anche se in molti casi occorre far ricorso a trattamenti anti-convulsivanti volti a diminuire la frequenza e l’intensità degli episodi convulsivi.
Tali trattamenti spesso devo essere protratti per lunghi periodi (se non a vita) e richiedono uno stretto monitoraggio nel tempo.
Crisi Convulsive di diversa entità richiedono differenti tempistiche e tipologie di intervento.
Se una crisi convulsiva isolata e di breve durata non costituisce un’emergenza medica, il susseguirsi di crisi ravvicinate (“cluster”) o una crisi molto lunga (“status epilettico”) rappresentano invece una vera e propria emergenza neurologica e come tale richiede un intervento tempestivo.
In questi casi occorre “spegnere” la corteccia cerebrale con la somministrazione di farmaci anticonvulsivanti per via parenterale o attraverso l’utilizzo di anestetici generali siano essi iniettabili o inalatori.
Prognosi
I trattamenti possibili spesso non risolvono il problema in maniera definitiva ma migliorano sensibilmente la qualità di vita.
Le sindromi convulsive possono risultare frustranti per il proprietario e per il veterinario, tuttavia, un corretto iter-diagnostico volto ad identificarne la causa e una buona “compliance” proprietario-veterinario possono essere il primi passi per regalare al nostro paziente una buona qualità di vita.
Non pochi i pazienti “refrattari” a terapia; in questi casi l’attenzione va rivolta a trattamenti combinati e a controlli clinici periodici